In occasione della presentazione del suo cortometraggio “Sindrome” alla quinta edizione dell’AIFF incontriamo la regista Rina La Gioia
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Buongiorno Rina e benvuta su iMOVIEZ Magazine, la prima domanda che vogliamo farti è la seguente, come hai scelto l’AIFF per presentare il tuooo cortometraggio?
Buongiorno a voi, la scelta di presentare il film all’AIFF è stata fatta dalla mia distribuzione, la quale sceglie festival sempre qualitativamente importanti e l’Ariano International Film Festival è uno di questi. Che dire per me è un onore vedere la mia opera nella sezione eventi di un festival così prestigioso. E sono felicissima di questo perchè è una scelta di qualità.
Dalla tua esperienza di regista, produttrice , autrice ecc, quanto è importante la partecipazione a dei festiva come l’AIFF?
La vita del cortometraggio è gia difficile di persè, sintetizzare una storia, un contenuto non è così facile. Un autore produce un cortometraggio prevalentemetne per avere dei riscontri d’immagine, perchè come si sa non esite un mercato vero e proprio per la distribuzione dei cortometraggi, anche se neghli ultimi anni soprattutto verso le giovani generazioni di cineasti si stanno facendo passi avanti per la distribuzione. Partecipare a questi festival è molto ma molto importante, perchè prendendo premi, avendo delle segnalazioni si possono ottenere riscontri molto positivi per la propria futura carriera.
Parlaci del tuo cortomtraggio Sindrome
Sindrome nasce come progetto cinematografico socio-culturale, un tentativo di artista di condividere il valore del patrimonio artistico e culturale dell’Italia, sostenendo l’importanza della sua conoscenza attraverso l’incremento dell’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole. Questo per sensibilizzare non solo i ragazzi ma anche gli adulti a quella che è non solo una risorsa civiva ma anche e soprattutto economica, in una nazione come la nostra che ha uno dei patrimoni artistici più importanti al mondo. Quindi attraverso il cinema, attraverso una storia liberamente ispirata ho cercato di proiettare l’ettenzione su un opera artistica esemplare per eccellenza l’affresco della Madonna del parto di Piero Della Francesca. Proiettando l’attenzione verso un opera cercando di fare intuire come una storia, spiegando l’etica, l’estetica anche la spiritualità potrebbe dare vita ad un sogno , accendere una fievole speranzanon solo nella protagonista del film ma anche negli spettatori che vedranno il film stesso. Il film parla della storia di una donna che raggiunta la soglia dei quarant’anni e stanca del vuoto che circondadecide di dare un senso alla propria vita decidendo di diventare madre, un pretesto per suggerire agli spettatori di dare un senso alla propria vita, ma soprattutto cerco di regalare emozioni, un invito alla riflessione.
E’ stato molto difficile produrre questo film?
Certamente, difficile soprattutto dal punto di vista economico, dal punto di vista emozionale e dei sentimenti assolutamente no. Ho fatto moltissimi sacrifici per poterlo produrre, ma alla fine chi vive d’arte fa qualsiasi sacrificio per trasmettere agli altri le proprie emozioni. Poi quando si hanno buoni riscontri da parte del pubblico la soddisfazione che si prova ti fa superare anche ostacoli insormontabili. Ritornando al discorso di prima, quanto è importante un festival dome l’AIFF? Molto, proprrio perchè avvicina le opere al pubblico e il pubblico a scoprire diverse forme di espressione.
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www.arianofilmfestival.com
