CINEMA INDIPENDENTE

CANNIBAL di Marian Dora

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Quando si decide di raccontare la storia di Armin Meiwes, il cannibale di Rothenburg che evirò, uccise ed infine mangiò la sua vittima consenziente Bernd Brandes, bisogna prendersi delle responsabilità ed avere il coraggio di affrontare con onesto i fatti accaduti.  Marian Dora lo ha fatto con il suo sguardo, discutibile ma personale, autentico. Il regista è coerente, gira con totale libertà secondo il proprio gusto, il suo piglio, CANNIBAL risulta essere un film “silenzioso” e poco parlato ma quasi sempre seguito da una dolce melodia di pianoforte ad armonizzare una vicenda che agli occhi dei pochi risulta un mostruoso atto d’amore. Gli occhi del protagonista da bambino, nell’antefatto, fanno presagire all’ossessione e alla sua natura malata che lo porterà a circoscrivere la sua triste esistenza in un microcosmo voluto, protetto e nascosto al resto dell’umanità, alla continua ricerca dell’ anima gemella. Farcito di dettagli e particolari tra cui spiccano le labbra dei protagonisti, completamente nudi per buona parte del film, che si accarezzano e si toccano in maniera lasciva, giocando e fotografandosi, sotto sguardi mai privi di senso dei credibili attori Carsten Frank e Victor Brandl. Una fotografia, ad opera dello stesso regista, grezza ma intrigante con luci forti, fasulle, ma che ci asseconda nella nostra visione del quanto non-mostrabile, che non preoccupa Marian Dora. Fasci di luce che rischiarano l’oscurità tratteggiando ciò che è nascosto, ciò che è disumano, ciò che non capiamo o non ci è stato insegnato. La macchina da presa si sofferma su lumache e lombrichi, esseri deformi dentro e fuori che si cercano, si amano ed inevitabilmente si sacrificano l’uno per l’altro, consentendo di farsi divorare per divenire più forti. Una castrazione davvero impressionante (con annessa scena di pissing) filmata con tatto, delicatezza, tutto condito da una finta poetica, con le grida di dolore della vittima amplificate ed interminabili. Il livello di sopportazione si innalza considerevolmente, la carne fumante appena spolpata non si dimentica. Come anche i personaggi protagonisti dai volti fanciulleschi e buffi, che si amano con naturalezza tra forme obese e pelose.

 
 
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