Durante la morte di Davide Scovazzo è un cortometraggio dalla trama piena di corpi in putrefazione e che allo stesso tempo vuole lasciare spazio ai sentimenti. “Una storia romantica sulla putrefazione. Poesia della carne che si decompone”. Così si descrive, non senza debiti al decadentismo, il regista genovese, il quale ha già all’attivo cinque cortometraggi, che si contraddistinguono per la loro maniera personale di trattare l’alienazione (in particolare “Pink Film” e “Pink Forever”).
Trama
All’alba di una giornata, in un anonimo monolocale suona una sveglia, il protagonista si alza e, nascosto da impermeabile e cappello, comincia il proprio errabondo percorso. Apparentemente esso è senza una meta precisa, ma l’uomo sembra conoscerlo bene; nel suo peregrinare egli non fa altro che incontrare non-morti, zombie che si comportano come vivi da cui cerca scappare (o la ricerca è proprio questo strazio?) La profonda voce fuori campo (regalata dall’artista Garbo, esponente della new wave italiana anni ’80) rivela la metodica azione dell’uomo, la ripetizione ossessiva dei suoi gesti e il proprio ripercorrere strade familiari ma stranamente pericolose, che potrebbero ricordare inizialmente le atmosfere de “L’ultimo uomo sulla terra”. Il malinconico protagonista in bilico tra follia e comicità, come nelle narrazioni più classicamente noir, si dà per sottraendosi, non essendo mai inquadrato in volto fino alla scena finale in cui mette a nudo la propria condanna.
