CINEMA INDIPENDENTE

End Roll di Giacomo Gabrielli e Daniele Misischia

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Laura è una studentessa universitaria che vive a Roma condividendo un appartamento con la coetanea Marta. Un giorno Laura acquista una videocamera con la quale decide di documentare le sue giornate, malgrado l’immediata ostilità di Marta. Nei giorni a seguire, nell’appartamento cominciano a verificarsi strani eventi che sembrano avere cause soprannaturali. Quello che segue è la cronaca di ciò che è accaduto documentata dalla videocamera di Laura. “Paranormal Activity”, pur non essendo una novità per linguaggio e tema trattato, era riuscito ad incuriosire tante persone sia per l’ottimo lavoro promozionale che tanto ha ricordato il suo diretto antesignano “The Blair Witch Project”, sia per una reale efficacia nel trasformare l’intimità domestica – e la vulnerabilità del sonno, in particolare – in un territorio insidioso e a tratti realmente inquietante. In occasione dell’uscita italiana di “Paranormal Activity”, la Filmauro lanciò un contest in cui si chiedeva ai filmakers di proporre dei cortometraggi che si ispirassero proprio alla storia e allo stile del film che stavano distribuendo. Tra i molti arrivò anche “2.58 E.R.”, scritto e diretto da Daniele Misischia e Giacomo Gabrielli, che si trova alla base di “End Roll”, quello che possiamo definire il primo “clone” italiano di “Paranormal Activity”.
I due registi hanno dilatato la storia del loro cortometraggio – che nel final cut non raggiunge i 3 minuti, anche se in origine c’era materiale per un montaggio da 15 – facendone un lungo da un’ora e un quarto e il limite di “End Roll” sta tutto qui. In sostanza il materiale narrativo è vistosamente pensato per essere raccontato in pochi minuti e dilatarne la durata in modo così sostanzioso da vita a un film che per la maggior parte si mostra poco interessante e decisamente noiosetto.
“End Roll” ci mostra la vita di due studentesse universitarie più o meno coetanee, le loro giornate passate tra scherzi, litigi e serate al teatro per assistere allo spettacolo di un amico. Sostanzialmente succede pochino in questo film e il materiale narrativo è abbastanza ripetitivo, con troppi bisticci tra Laura e Marta, con la prima che fa di tutto per risultare insopportabile e la seconda che si pone con antipatia epocale. Ogni tanto la videocamera ci lancia segnali che un qualche cosa di paranormale aleggia nell’aria, con disturbi audio e video che cadenzano alcuni rari momenti di tensione. La situazione si movimenta negli ultimi dieci minuti, in cui la minaccia comincia a farsi percepire come tale, ricordando per alcuni aspetti il finale di “[REC]”. Il tutto ovviamente è raccontato in soggettiva con macchina a mano, come da tradizione mockumetary, con in più le didascalie a inizio film che ci informano che si tratta di un video ritrovato e ora nelle mani della polizia di Roma, svelando subito le carte in tavola come la regola del found footage detta.
“End Roll” lascia lo spettatore un po’ così, con la sensazione di un aver preso un pugno di mosche più che un horror succulento. Di indiscutibilmente buono ci sono le due attrici protagoniste, Giada Caruso e Susy Suarez, già presenti nel corto d’origine “2.58 E.R.”, capaci di esprimere naturalezza e professionalità.
“End Roll” si va dunque ad aggiungere all’universo del moderno mockumetary horror italiano, dopo, tra gli altri, “Road to L. – Il mistero di Lovecraft”, “Circuito Chiuso” e “Th3 Pit”, il primo però che si rifà in modo esplicito a “Paranormal Activity”. Il risultato non incide, ma ora anche in Italia possiamo vantarci di avere il nostro “Paranormal Activity” e naturalmente auguriamo ai due registi la stessa fortuna che ha toccato Oren Peli.

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