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FLAVIA COFFARI CI RACCONTA I’ M ALDA

Il cortometraggio è in concorso all'edizione 2021 nella sezione Cinema Donna di Corti in Cortile

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Flavia Coffari intervistata da iMOVIEZ parla del suo corto I’m Alda, in concorso mella sezione Cinema Donna curata da Manuela Tempesta.

 

 

   

Tra il 1994 ed il 2005  attrice, regista ed autrice teatrale con il nome d’arte di Flavia Koffman si è laureata in psicologia dello sviluppo e dell’educazione e specializzata in sessuologia clinica e psicoterapia della Gestalt. Ha collaborato come consulente scientifica per spettacoli teatrali “Il cardinale mia cara” regia di Danila Bellino,“Post Partum” regia di Luciano Melchionna, “Dolce attesa per chi?” regia di Mauro Maltauro.  Sempre come consulente scientifica per il film “Immaturi” regia di Paolo Genovese. Dopo una lunga pausa nella quale si è dedicata prevalentemente all’attività clinica, ha ripreso a recitare in film e cortometraggi indipendenti. E’ tornata al teatro come aiuto regia di Roberto Lopez nella commedia “Improvvisa…mente” e cimentata nella regia cinematografica con i cortometraggi: “Constellatio Gemini. Non sei mai solo” (2019) e “Io sono Alda” (2020)

Perché hai sentito l’esigenza di realizzare un corto su Alda Merini?
Intorno a metà dicembre 2019 mi contattò la curatrice d’arte Flavia Sagnelli dicendomi che Salvo Nugnes stava organizzando una mostra a Milano dedicata ad Alda Merini in occasione dei dieci anni dalla sua scomparsa e che aveva pensato a me e a un mio contributo. In un primo momento avevo immaginato di scrivere un monologo, da far leggere ad una attrice, ma la Sagnelli insistette dicendomi che in realtà aveva pensato ad un cortometraggio ed io, che amo le sfide, accettai piuttosto incoscientemente. Avevo esattamente un mese di tempo per documentarmi, scrivere la sceneggiatura, trovare gli attori e lo staff tecnico, girare, montare e consegnare in tempo per l’inaugurazione alla Milano Art Gallery prevista per il 24 gennaio.

Quali difficoltà hai incontrato durante le riprese?
In primo luogo, trovare dei tecnici disponibili a girare durante le vacanze di Natale, il primo ciak era previsto per il giorno dell’Epifania, poiché il Teatro delle Valli di Roma, dove abbiamo girato gli interni, aveva questa disponibilità. Ricreare la casa della Merini sul palco è stato compito della bravissima scenografa Miriam Farina, non avevamo il tempo di girare in due location diverse. Poi trovare degli esterni che simulassero un parco ma che fossero privati perché non avevamo il tempo tecnico di chiedere i permessi per poter girare in un luogo aperto al pubblico. Così mi sono ricordata dell’esistenza della Città dei Ragazzi, una realtà meravigliosa che si trova a Roma in zona Pisana e che accoglie i minori non accompagnati, con tanto verde, così li ho contattati.

Come hai scelto la tua protagonista e come avete lavorato insieme?
Lucia Batassa non la conoscevo dal vivo, eravamo semplicemente amiche su facebook, infatti, pur avendo recitato nello stesso lungometraggio non ci eravamo mai incontrate, nemmeno sul set. La conoscevo quindi esclusivamente attraverso le sue numerose interpretazioni al cinema ed in pubblicità. Pensando alla Merini mi continuava ad apparire il volto di Lucia e così le scrissi un messaggio su messanger a cui seguì l’invio della sceneggiatura. Il lavoro che abbiamo fatto sul set è stato con Lucia e con tutti gli attori di assoluta improvvisazione, laddove la sceneggiatura è stata utilizzata a mo’ di canovaccio. Il corto era stato scritto completamente privo di dialoghi ed ho tenuto quello che era emerso spontaneamente e mi era piaciuto durante le prove subito prima di girare.

 
 

Registicamente, come hai organizzato le riprese tecniche?
Con la sceneggiatura alla mano mi sono preparata, nei giorni antecedenti alle riprese, una sorta di storyboard basico su un quaderno, inquadratura per inquadratura, aggiungendo anche alcune parole chiave che mi potessero aiutare a ricordare cosa avevo in mente; ne ho parlato sia con il direttore della fotografia che con l’operatore video.

Che cosa vorresti far comprendere al pubblico attraverso la tua opera?
Questa opera è un omaggio all’artista Alda Merini. E’ il frutto delle immagini e delle emozioni affiorate durante la lettura della sua biografia. Ho cercato di mostrare la sua unicità nella convivenza con la malattia psichiatrica, il suo talento e la sua personalità così piena di gioia di vivere, di sofferenza e di contraddizioni. Credo di poter affermare che la mia esperienza clinica come psicoterapeuta mi abbia molto aiutato in questo lavoro.

Il cortometraggio Alda è in concorso per la sezione Cinema Donna di corti in cortile 2021

 

   

 

cortiincortile.it

 

 

 
 
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