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LA PUGLIA PROTAGONISTA NELL’ASIA FILM FESTIVAL CON IL FILM LILA DI SERGIO RACANATI.

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Il regista Sergio Racanati in concorso nella sezione discoveries all’ Asia Film Festival.

 

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La Puglia protagonista nell’ASIA FILM FESTIVAL, diretto da Menene Gras Balaguer, che si terrà dal 2 al 12 novembre 2017 a Barcellona. In questa importantissima kermesse, sarà presente nella sezione DISCOVERIES, il film di Sergio Racanati dal titolo, līlā, realizzato nella Valle di Parvati, nel villaggio di Kalga, India, a 4500 metri di altitudine sull’Himalaya, durante la residenza sperimentale Kyta . Il film è rivolto alla dimensione dello spazio e del tempo sociale, ai sistemi di potere e di persuasione che le forme del visibile o dell’invisibile esercitano nel quotidiano, ed esplora delle narrative insite nella comunità e auspica ad un possibile modello di fruizione del territorio producendo un corto circuito tra localismo e (post)globalismo. Il sostantivo femminile sanscrito līlā indica un “gioco”, “distrazione”, “passatempo”, “grazia”, “fascino” ma anche “mera apparenza”, “simulazione”. Secondo la tradizione induista esso sottintende la spontanea venuta ad essere manifestazione dell’universo e quindi del suo dissolvimento. Lila quale gioco del mondo, ovvero fantasmagoria che Siva lascia accadere e per noi si confonde con la realtà stessa. Avere a che fare con līlā, così come avere a che fare con il «gioco del mondo», porta ad uno sconvolgimento inevitabile. Così come la traduzione della parola līlā intende qualcosa di incongruo e beffardo, oscillando perennemente fra l’illusione e l’incanto, il film mette in evidenza continue dicotomie e incongruenze di una parte di mondo comunemente associato alla sola meraviglia della natura e della spiritualità. Lo spettatore sarà travolto da un turbine di eventi, micro-storie dall’aspetto irrisolto e da pensieri che oscillano tra la sfera privato/pubblico e individuale/ comune.

Līlā è un insieme di riflessioni intorno ai macro concetti di identità, cultura, comunità, territorio nello scenario post-globale fluido soggetto a costanti fratture, frizioni, interrelazioni e riconfigurazioni. E’ una sequenza di narrazioni altre dalla quale emergono storie inascoltate o nuove istanze proiettate all’interno di un territorio che diventa performativo e sperimentale. Nella Valle di Parvati, si abbandonano le frenesie della metropoli immergendosi in tempi diversi, nei tempi della lentezza. Praticando la “lentezza” ed esplorando una critica dalla cultura globalizzata, l’autore ha avuto un’ulteriore conferma che il capitalismo incarna tutte le derive possibili della crisi. Il film è composto da azioni che Sergio Racanati, ha definito in dissoluzione, discrezione, dilatazione e dissolvenza. Le azioni e le performance appartengono alla sfera del quotidiano, dell’intimo e del collettivo in cui l’intensità, la profondità e la naturalezza delle tradizioni sono ancora vive a favore di una dimensione senza tempo. L’idea di territorio nell’epoca post-globale, legata ai mutamenti della percezione dello spazio e del tempo innescati dall’avvento delle nuove tecnologie di comunicazione, rivela l’emersione di spazi e geografie rimasti ai margini delle grandi narrazioni della contemporaneità. Scavalcando il concetto di land-marker monumentale, ha tessuto micro-relazioni tra chi resta e chi parte, tra chi è accolto e chi accoglie delineando una concezione di arte politica intesa come “politica del sottile”: la capacità di creare spazi, tempi e modalità altre di ri-definire i luoghi, in opposizione a ogni visione anestetizzata della vita collettiva e delle dinamiche comunitarie. Il film è anche un invito a tradire l’abitualità per poter ri-vedere e ri-significare i territori tracciando traiettorie future nelle quali ri-configurare nuovi assetti geo-politici e geo-esistenziali.

 

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