CINEMA

HARVEY WEINSTEIN LASCIA LA MIRAMAX DOPO IL SEXGATE

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L’inchiesta del New York  times fa dimettere il Re Mida di Hollywood.

 

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Per molto tempo è stato considerato il “re mida” di Hollywood, ma lo scandalo sulle molestie sessuali che ha travolto Harvey Weinstein, tra i produttori cinematografici piu’ influenti al mondo, lo ha costretto a fare un passo indietro, sgomberando la scena almeno fino alla conclusione dell’inchiesta interna.  Si svuota anche il board della The Weinstein Company, con un terzo tra i membri tutti uomini e molti miliardari e chi resta si ritrova con la patata bollente e poca scelta: “i prossimi passi dipendono dal percorso terapeutico di Harvey, dall’esito dell’inchiesta indipendente e dalle decisioni personali di Harvey”, si legge in una nota diffusa nelle scorse ore dopo la conferma che Weinstein e’ fuori per “tempo indefinito”. Lo scandalo e’ esploso dopo un’inchiesta del New York Times da cui emergono dettagli di molestie sessuali ai danni di dipendenti, attrici, modelle, perpetrate nel corso di tre decenni, oltre ad almeno otto patteggiamenti con accusatrici. Non che fosse del tutto un mistero (alcune accusatrici avevano gia’ parlato e denunciato), il fatto e’ che questa volta il produttore ha riconosciuto, e subito, “di aver provocato dolore” e si e’ scusato, promettendo di cambiare. Ha anche attribuito il suo comportamento ad ‘abitudini d”altri tempi’. Ma all’opinione pubblica non basta: e allora sotto torchio finisce anche l’avvocata di Weinstein, Lisa Bloomk, pubblicamente rimproverata per prendere le difese del ‘predatore seriale’, almeno secondo le accuse raccolte dal New York Times. “Se vere, le accuse riferite dal New York Times costituiscono molestie sessuali -ha ammesso- Ma il Sig. Weinstein nega molte di queste e non gli e’ stato dato modo di presentare prove e testimoni a sua volta”.  Il terremoto appare pero’ a questo punto non piu’ contenibile: la societa’, un tempo potentissima a Hollywood, adesso trema. Al timone resta il fratello di Harvey Weinstein, Bob, co-fondatore e co-presidente della ‘Weinstein Company’, insieme con il presidente e Cof David Glasser. Ma il futuro per ora e’ fosco, tanto piu’ che gia’ da qualche tempo alla Weinstein si arrancava, da troppo senza piu’ titoli da premi e record al Box Office come era stato in passato (‘Shakespeare in Love’, ‘Il Discorso del Re’, ‘The Artis’), tanto che si era pensato anche ad un ‘ricollocamento’ nella produzione televisiva. E poi c’e’ la politica, un dettaglio non da poco a Hollywood e dintorni: Weinstein era noto per aver appoggiato diverse cause progressiste, oltre che per le sue donazioni ad esponenti democratici. Gli si attribuisce persino una certa ‘vicinanza’ agli Obama. L’imbarazzo di una inchiesta simile non e’ pero’ un dettaglio trascurabile, cosi’ almeno quattro senatori democratici hanno annunciato che rinunceranno alle donazioni ricevute da Weinstein, tra questi il senatore di New York e leader della minoranza democratica al Senato Chuck Schumer e la senatrice californiana -secondo alcuni potenziale nuova ‘stella’ democratica a Washington- Kamala Harris.

 

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