La Gabbia di Francesco Petruccelli, è un cortometraggio che racconta in otto minuti le angosce e le fobie della nostra vita quotidiana, generate dalla rimozione di sensi di colpa piccoli e grandi, dove la protagonista si ritrova immersa in una realtà parallela alla nostra, creata dalla sua mente. La trama è piuttosto inconsueta e lo spettatore è guidato nelle vicende del film da un dialogo minimale, che si trova soprattutto nella parte conclusiva. I tempi stabiliti con precisione, la vicenda è infatti progettata in modo da svolgersi nello spazio di pochi minuti, quindi non è un’opera sintetizzata per esigenze di distribuzione o per ristrettezza di mezzi. La Gabbia risulta essere un buon prodotto anche grazie ad un budget adeguato alle intenzioni degli autori. La macchina da presa sfrutta attrezzature e si permette movimenti vari altrimenti impossibili per un progetto a basso budget. Il montaggio è realizzato con cura da Valentina Villa, assecondando i virtuosismi di camera piccoli e grandi, facendo accrescere il senso di estraniazione che circonda la protagonista. Non ci sono effetti speciali di rilievo, eccetto qualche sequenza rallentata e la scelta di girare in bianco e nero, che ci trasporta subito in un ‘altrove’ inquietante. Il sonoro, realizzato dal cantautore milanese Giuliano Dottori, assegna ai vari personaggi un breve tema, quasi fosse la voce durante il percorso della fuga.
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