Una falsa leggenda, come sottolinea lo pseudo esperto che introduce la storia , che racconta di un guerriero che sconfisse templari-zombie. Questo è il pretesto narrativo con cui la finta casa di produzione e distribuzione Doppia G imbastisce un riferibili, alla cultura fumettistica e cartoonistica asiatica ma, anche, a modelli più alti di cinemariferiti dal maestro del cinema di genere George A. Romero.Merito va dato a questo gruppo di ragazzi che con un budget limitato mescolano con abilità questa overdose citazionistica, senza far risultare La maledizione dei templari morti viventi come un boccone troppo indigesto. Vi è, inoltre, un certo gusto registico, in grado di regalare inquadrature di un certo valore condite da effetti speciali improbabili ma divertentissimi. Naturalmente trattandosi di una produzione con budget ridotto sono riscontrabili numerosi difetti, gli attori non sono credibili neppur per mezzo secondo e le ambientazioni tradiscono una povertà che da più l’impressione di trovarsi di fronte ad una scampagnata in abiti carnevaleschi che ad un prodotto che vorrebbe tendere al cinematografico. Ma sono tutte manchevolezze che appartengono ad un certo modo, di dichiarare il proprio amore per il cinema come gioco in cui divertirsi a “costruire” un personaggio, in una dinamica narrativa che prevale su tutto il resto.
LA MALEDIZIONE DEI TEMPLARI MORTI VIVENTI di Giorgio Credaro
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